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Rudy's the One

Rudy Giuliani is the real fiscal conservative in the 2008 presidential race. That's why I'm endorsing him for president. Most Americans know that Mr. Giuliani turned around America's largest city. They know he cut crime and welfare in half; they know that he improved the quality of life from Times Square to Coney Island and everywhere in between. And they witnessed his Churchillian leadership following the terrorist attacks on 9/11.

Less well known is the mayor's fiscal record. Nonetheless, conservatives will find it impressive. He built New York's resurgence not just on fundamental police work, but also on a foundation of fiscal discipline. He cut taxes and the size of government and turned an inherited deficit into a multibillion dollar surplus. Mr. Giuliani entered office in 1994 with a $2.3 billion budget deficit handed to him by his predecessor, Mayor David Dinkins. Liberal conventional wisdom held that the only way to close the gap was to raise taxes while cutting back on basic city services such as sanitation. The new mayor rejected this advice--in fact, he famously threw the report recommending tax hikes in the trash! Instead, he set out to restore fiscal discipline to the "ungovernable city"--and achieved results that Reagan Republicans can applaud.

Steve Forbes, Wall Street Journal

Flat Tax Rudy

Rudolph Giuliani accetta l'endorsement di Steve Forbes e abbraccia l'ipotesi di introduzione della flat tax. Mentre il New York Times sottolinea che nel 1996 le opinioni di Giuliani in merito erano diverse, noi non possiamo che apprezzare l'ennesimo passo di avvicinamento compiuto da Rudy verso l'ala più "liberista" del Partito repubblicano.

(...) Steve Forbes is a figure quite popular with the economic conservative wing of the Republican Party. He's famous, as conservatives all know, for championing a flat tax in his 1996 presidential campaign. (...) Second, Mr. Forbes, when he ran again in 2000, underwent a transformation to try to make himself into the "family values" candidate in that race. Much less economics, much more home economics. (...) So, this is an endorsement from a prominent conservative with a foot in both worlds, when it comes to economic versus social conservatives.
Round-Up: New York Sun Politics Blog, Race 4 2008, Eyeon08.com, Matt Lewis, ChicagoCon, The Right's Field, Giuliani for 2008, The Crimson Blog, Portable Planet. Trackbacked to Weekend (Open) Must-Read List at The Right Nation.

Home Run

Mille persone hanno riempito, giovedì scorso, una sala dello Sheraton New York per una cena di fundraising organizzata a supporto della candidatura di Rudolph Giuliani alla Casa Bianca. Un evento a base di hot dog, gelati e distribuzione di cappellini da baseball marchiati "Rudy" (che differenza con le cene di gala organizzate dai democratici ad Hollywood...). Ospite d'onore della serata il comico Dennis Miller, che ha intrattenuto gli ospiti con uno stand-up show in cui sono stati presi di mira soprattutto Nancy Pelosi ("a moron") e le teorie catastrofiste sul global warming ("excuse me for not believing temperatures from 1906, when we were still s*ing in the woods"). Secondo J. Lane di Blogs for Giuliani, la cifra raccolta in questa serata si aggira intorno ai 2 milioni di dollari: "All in all though, it looks like Rudy hit a home run!".

L'ultimo numero di Panorama in edicola - il secondo dopo il restyling del settimanale - ospita, nella sua rubrica dedicata ai blog, un breve articolo dedicato a Italian Bloggers for Giuliani 2008 (e in particolare a questo post). Forse è il caso di fare un salto di edicola. Solo per questa volta.

Buone notizie dal Nevada

Rudy Giuliani in netto vantaggio su John McCain (38% contro 18%) nei sondaggi in vista delle primarie repubblicane in Nevada. In campo democratico, invece, Hillary Clinton strapazza Barack Obama (32% contro 20%). In un potenziale match-up tra Giuliani e Clinton, l'ex sindaco di New York sarebbe in vantaggio di 8 punti percentuali (46% contro 38%).

Stati-chiave

Uno sondaggio della Quinnipac University registra il vantaggio di Rudolph Giuliani in Florida, Ohio e Pennsylvania nei confronti di Hillary Clinton e Barack Obama. Dal 1964 ad oggi, nessun candidato alla Casa Bianca ha vinto le elezioni presidenziali senza conquistare almeno due di questi tre stati-chiave.

Dilemma

There's the dilemma: one candidate who reasonably consistently takes the correct position - but who seems to disdain his conservative supporters; another who often deviates from the correct position - but who reserves his disdain for his left-wing antagonists. Is it really so surprising that so many conservatives should feel more comfortable with the latter than the former?
David Frum, su The Corner (il blog della National Review).

Front-Runner


Rudy continua a volare nei sondaggi che lo vedono contrapposto agli altri candidati repubblicani per la corsa verso la Casa Bianca. Secondo Rasmussen Reports, che sforna rilevazioni statistiche con una cadenza settimanale, Giuliani ha 15 punti percentuali di vantaggio su John McCain, mentre Newt Gingrich (che, a differenza di tutti gli altri, non ha ancora annunciato la sua candidatura) e Mitt Romney sono più indietro. Dalla metà di gennaio ad oggi, insomma, Giuliani ha quasi raddoppiato il vantaggio nei confronti di McCain. Nel grafico qui sopra (clicca per ingrandire), vengono riassunti tutti i sondaggi relativi al GOP Field effettuati da Rasmussen nel 2007. La forbice, inesorabilmente, si allarga.

La notizia migliore per i sostenitori di Rudolph Giuliani, e del GOP in generale, arriva poi dagli scontri diretti con i potenziali candidati democratici. Rudy, a differenza dei suoi colleghi repubblicani, è in vantaggio in tutti i possibili match-ups: di poco con John Edwards (46% contro 44%); di abbastanza con Barack Obama (46% contro 40%); di molto con Hillary Clinton (52% contro 43%), di moltissimo con Joe Biden (49% contro 38%), di un'enormità con Bill Richardson (52% contro 35%). McCain, tanto per fare un paragone, soffre molto di più contro i principali front-runner democratici, uscendo sconfitto dai sondaggi contro John Edwards (44%-45%), pareggiando con Barack Obama (44%-44%) e spuntandola di misura contro Hillary Clinton (45%-44%). Mentre Romney perde di 10 punti percentuali contro Hillary Clinton, di 16 contro Barack Obama e di 18 contro John Edwards. Insomma, a proposito di electability, Rudy non ha rivali in campo repubblicano.

Per la prima volta da quando è iniziata la lunga rincorsa alle presidenziali americane del 2008, il Corriere della Sera si occupa del candidato in testa a tutti i sondaggi: Rudolph Giuliani. Dopo mesi di paginate estatiche spese per incensare Hillary Rodham Clinton e Barack Obama, la corrispondente Alessandra Farkas firma un lungo articolo sull'ex sindaco di New York. Ma non basta l'assenza dell'imbarazzante Ennio Caretto per evitare al Corrierino la solita, triste figuraccia sulla politica americana.

Il pezzo della Farkas è infatti infarcito da una serie impressionante di luoghi comuni, gossip di basso profilo, inesattezze e - last but not least - una rassegna stampa sulla campagna anti-Rudy lanciata dai settimanali liberal, perfettamente consapevoli che la candidatura dell'America's Mayor metterebbe in serio dubbio le chance elettorali dei democratici nel 2008. Dopo mesi di silenzio, insomma, il Corrierino sceglie la via del giornalismo-spazzatura.

Spentasi l'euforia di ogni inizio corsa, quando il corridore più veloce in partenza è indicato, spesso erroneamente, come il vincitore al traguardo, la candidatura dell'ex sindaco di New York si è già incagliata contro alcune, forse insormontabili, difficoltà.

A sostegno di questa bizzarra tesi, visto che Rudy sta letteralmente volando nei sondaggi (anche se il 2008 è ancora molto lontano), la Farkas cita il secondo posto ottenuto da Giuliani nello straw poll della Conservative Political Action Conference di quest'anno (17% contro il 21% di Romney), dimostrando così di non avere la più pallida idea di cosa sia il CPAC. E ignorando, o facendo finta di ignorare, quanto sia stata buona - rispetto al contesto - l'accoglienza tributata a Rudy dall'ala più conservatrice del partito (si legga l'ottima analisi di Ne quid nimis in merito). Senza contare che i voti ottenuti da Giuliani sono quasi il doppio di quelli raccolti al CPAC 2006. A proposito di candidatura "incagliata".

Tralasciamo la sensazione di tristezza che ci assale quando leggiamo, su quello che dovrebbe essere il grande giornale della borghesia italiana, articoli che un settimanale per parrucchieri si vergognerebbe di pubblicare, travestiti da analisi sulla politica internazionale. A questo, il Corrierino ci ha purtroppo abituato da tempo. Ma vogliamo insistere su un fatto estremamente importante: la campagna anti-Rudy a cui si stanno dedicando alcune "corazzate" del giornalismo liberal (parlo di Newsweek, non del Corrierino) è un segnale estremamente positivo. Giuliani viene percepito, non solo all'interno del GOP, come il candidato repubblicano più forte, in grado di pescare a piene mani nel bacino dell'elettorato indipendente senza rinunciare alla base della Right Nation. L'unica speranza, per i sostenitori dei democratici, è rovinare la sua immagine di fronte all'ala più conservatrice del GOP, nella speranza di una sua sconfitta alle primarie. La strategia, neanche troppo nascosta, è esattamente questa. Preparatevi dunque ad un'altra ondata di character assassination nei prossimi mesi. Ma ricordatevi, ogni volta, che si tratta di un riconoscimento della forza di Giuliani.

Così parlò Rudolph

Also sprach Giuliani
Rudolph Giuliani ha tenuto il suo atteso speech venerdì sera, ore 2pm locali , presso il CPAC 2007 - Conservative Political Action Conference - a Washington.
Secondo alcuni sarebbe stato per Giuliani un intervento in partibus infidelium, considerandolo "poco Conservative"; non per noi, che valutiamo le sue posizioni pro-choice sui diritti civili fondate su un approccio solidamente conservative, del tutto analoghe a quelle di un certo Ronald Reagan Governatore della California, quando divenne uno dei massimi presidenti americani nonché icona Conservatrice. [leggi il resto su Nequidnimis]

Also sprach Giuliani - the video
Facendo seguito al post precedente, abbiamo recuperato lo YouTube di parti essenziali del discorso di Rudolph Giuliani al CPAC, venerdì scorso.
Abbiamo anche inserito al suo fianco il magnifico discorso di presentazione al CPAC tenuto dal columnist George Will: dopo averlo sentito, se ci fossero ancora dubbi sull'essere truly & consistently conservative di Rudy, fatevi vedere, da uno bravo però. Il video, contrariamente alla fantastica intro, riguarda solo la parte relativa alla sicurezza e la guerra al terrore del discorso di Rudy, per cui interessa particolarmente noi "stranieri". [leggi il resto su Nequidnimis]

Il New Jersey, negli ultimi cicli elettorali della politica statunitense, è stato sempre una chimera per il partito repubblicano. Ogni occasione sembrava quella buona per scalfire il potere consolidato dei democratici (che nel Garden State hanno raggiunto livelli di corruzione imbarazzanti), ma poi - alla resa dei conti - il GOP non riusciva mai a compiere il colpo di reni decisivo, malgrado le dinamiche demografiche degli ultimi anni abbiano reso il New Jersey sempre più purple e sempre meno blue. La fine di questa maledizione, però, potrebbe arrivare proprio alle elezioni presidenziali del 2008, se a vincere le primarie repubblicane fosse un candidato - come Rudolph Giuliani - che nel New Jersey gode di un livello enorme di popolarità.

Secondo un sondaggio del Quinnipiac Institute (via Blogs for Giuliani), in New Jersey l'ex sindaco di New York vincerebbe senza alcuno sforzo lo scontro interno al GOP con il senatore John McCain (58% contro 15%, rispetto al 39%-21% di gennaio), ma soprattutto sarebbe davanti - con un margine piuttosto comodo - anche a Hillary Rodham Clinton (50% contro 41% a favore dell'ex sindaco di New York).

Si tratta di un'ottima notizia per Rudy, visto che il New Jersey - oltre ad essere uno dei primi stati coinvolti nel processo delle primarie - è anche uno stato molto popoloso, che con i suoi 15 voti elettorali per la Casa Bianca potrebbe rappresentare un fattore di vulnerabilità molto pericoloso per la strategia classica del partito democratico.

Coast to Coast

Dalla East Coast alla West Coast Rudolph Giuliani, stando agli ultimi sondaggi pubblicati, pare essere nettamente favorito all’interno del GOP nella corsa alla Casa Bianca, Gingrich o no.

Republicans
* Rudy Giuliani 44%
* John McCain 21%
* Newt Gingrich 15%
* Mitt Romney 4%

Anzi, sarebbero proprio gli elettori di Newt a scavare irrimediabilmente il solco tra Rudolph Giuliani e il Sen. John McCain se l’ex speaker del Congresso non dovesse presentarsi ai nastri di partenza delle primarie repubblicane:

If Gingrich does not run, for whom would you vote?
* Rudy Giuliani 53%
* John McCain 23%
* Mitt Romney 5%

If Newt isn’t included, 60% of his votes go to Rudy while a measly 13% goes to Sen McCain.

L’autore del Contract with America e del ben più recente Winning the Future: A 21st Century Contract with America pubblicato nel 2005 - e che aveva fatto da presagio a una possibile candidatura nel 2008 - ha recentemente comunicato che scioglierà le riserve solo verso fine estate, pochi mesi prima delle “primarie invernali” quando i giochi all’interno del GOP, con un Giuliani in forte crescita di popolarità anche tra l’elettorato più conservatore e solitamente critico nei confronti delle sue posizioni etiche, potrebbero considerarsi già virtualmente conclusi.

Via Patrick Ruffini, Race 4 2008. Written by StarSailor